Alla scoperta di Palermo
La perla del Mar Mediterraneo è sicuramente la Sicilia, e Palermo né è la degna regina. Nel capoluogo dell’antica Trinacria sono diversi i popoli che vi hanno dominato e soggiornato, dagli arabi ai normanni, dai francesi agli spagnoli, e tutti hanno lasciato la propria impronta in maniera indelebile.
La cosa più spettacolare è che a Palermo tali impronte, seppur così diverse tra loro, riescono a convivere in maniera egregia, facendo della città un vero e proprio ibrido culturale.
Molte sono le attrazioni che vanta il capoluogo siciliano. Tra queste, la Cattedrale è sicuramente il luogo ideale di partenza, perché rappresenta un esempio pratico di quella miscellanea culturale menzionata. La struttura presenta la forma attuale a partire dal X secolo, ma nei periodi precedenti è stata prima basilica cristiana, e poi addirittura moschea. La facciata è gotica, l’abside è arabo-normanna, la pianta a croce latina con tre navate è di matrice neoclassica: stili lontani tra di loro qui convivono alla perfezione.
Per gli amanti del macabro, una gita fuori dalla norma è sicuramente quella al cimitero sotterraneo del Convento dei Cappuccini, meglio noto come le catacombe di Palermo, dove sin da XVII secolo vengono sepolti i frati, la cui perfetta imbalsamazione ne conserva ancora oggi i corpi in maniera quasi perfetta.
Per vedere l’anima di Palermo, e il suo pulsare frenetico, non c’è di meglio dei mercatini rionali. Da Ballarò a Vucciria, passando per quello di Capo e Borgo Vecchio (quest’ultimo aperto anche di notte), in questi mercati si può ritrovare il fascino della vecchia Palermo, con le sue storie, le sue grida e le sue tradizioni.
A tavola, infine, non bisogna solo rimpinzarsi di cannoli o cassate, dolci che con la loro bontà hanno esportato il nome di Palermo in tutto il mondo. La cucina palermitana vanta tantissimi altri prodotti, a partire dagli arancini (palle di riso impanate e fritte, con pomodori e piselli) allo “sfincione” (sfoglia di pasta con acciughe, caciocavallo e pomodoro), passando per il più spartano “u pane ca meusa”, ovvero una pagnottella piena d’interiora di vitello, tra cui milza e polmoni.
Una volta giunti all’aeroporto di Punta Raisi, il modo migliore per muoversi in città è quello sicuramente di noleggiare un’auto. Per non arrivare impreparati, però, grazie ad AutonoleggioLowCost.com è possibile prenotare l’auto da noleggiare prima della partenza, permettendo sia di scegliere tra vari modelli, sia di conoscere anzitempo le tariffe applicate.
La cosa più spettacolare è che a Palermo tali impronte, seppur così diverse tra loro, riescono a convivere in maniera egregia, facendo della città un vero e proprio ibrido culturale.
Molte sono le attrazioni che vanta il capoluogo siciliano. Tra queste, la Cattedrale è sicuramente il luogo ideale di partenza, perché rappresenta un esempio pratico di quella miscellanea culturale menzionata. La struttura presenta la forma attuale a partire dal X secolo, ma nei periodi precedenti è stata prima basilica cristiana, e poi addirittura moschea. La facciata è gotica, l’abside è arabo-normanna, la pianta a croce latina con tre navate è di matrice neoclassica: stili lontani tra di loro qui convivono alla perfezione.
Per gli amanti del macabro, una gita fuori dalla norma è sicuramente quella al cimitero sotterraneo del Convento dei Cappuccini, meglio noto come le catacombe di Palermo, dove sin da XVII secolo vengono sepolti i frati, la cui perfetta imbalsamazione ne conserva ancora oggi i corpi in maniera quasi perfetta.
Per vedere l’anima di Palermo, e il suo pulsare frenetico, non c’è di meglio dei mercatini rionali. Da Ballarò a Vucciria, passando per quello di Capo e Borgo Vecchio (quest’ultimo aperto anche di notte), in questi mercati si può ritrovare il fascino della vecchia Palermo, con le sue storie, le sue grida e le sue tradizioni.
A tavola, infine, non bisogna solo rimpinzarsi di cannoli o cassate, dolci che con la loro bontà hanno esportato il nome di Palermo in tutto il mondo. La cucina palermitana vanta tantissimi altri prodotti, a partire dagli arancini (palle di riso impanate e fritte, con pomodori e piselli) allo “sfincione” (sfoglia di pasta con acciughe, caciocavallo e pomodoro), passando per il più spartano “u pane ca meusa”, ovvero una pagnottella piena d’interiora di vitello, tra cui milza e polmoni.
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